Programma di Alternativa-Politica

lunedì 18 marzo 2013

Pordenone, referendum in stallo sul nuovo ospedale

Ora è ufficiale, impossibile votare prima dell’autunno per problemi tecnici. Solo il consiglio potrebbe sbloccare l’iter. Martedì vertice di maggioranza

PORDENONE. Non c’è altra possibilità: il referendum sul nuovo ospedale può essere fatto entro giugno solo se lo chiede il consiglio comunale. Ad attestarlo la relazione con la quale il segretario generale del Comune, Paolo Gini, ha “congelato” l’iter procedurale dopo il deposito del quesito in quanto la commissione dei garanti, prevista dal regolamento, è monca per l’assenza della figura del difensore civico mai istituita in Comune e abrogata dalla Regione. Un impedimento tecnico che rilancia la palla alla politica già chiamata a scegliere, dopo la seduta delle commissioni consiliari riunite: lunedì il vertice del Pd, il giorno dopo quello di maggioranza.

L’inghippo. Dopo il deposito del quesito spetta al comitato dei garanti dichiararne l’ammissibilità. L’organismo, a norma di regolamento, è composto dal segretario generale, dal presidente del tribunale e dal difensore civico, comunale o regionale, che manca.
«Non ci sono incertezze interpretative - spiega Gini - perché il regolamento stabilisce che la commissione dei garanti per deliberare ha necessità della presenza di tutti i componenti. Ciò non può avvenire per l’assenza del difensore civico e quindi questo blocca tutto. Come ho spiegato nella mia relazione, va modificato l’articolo 4 del regolamento prevedendo una nuova composizione della commissione».
Dal punto di vista dei tempi ci vorranno almeno 40 giorni: la delibera deve passare in commissione e quindi essere approvata dal consiglio con una maggioranza qualificata. Una volta dichiarata l’immediata eseguibilità, va pubblicata per 15 giorni. Si arriva, in sostanza, a metà aprile. Da quel momento scattano i 20 giorni di tempo dati alla commissione per esprimersi.
Se il quesito sarà chiarato ammissibile, i referendari hanno 60 giorni di tempo per raccogliere le firme. Si arriva, in sostanza, ai primi giorni di luglio. Ma non basta. Sempre la commissione ha 10 giorni di tempo, dal deposito delle firme, per vagliarle e quindi trasmess la delibera entro 7 giorni al sindaco che la pubblica all’albo pretorio per 15 giorni. In considerazione anche del fatto che i referendum, sempre a norma di regolamento, si possono tenere tra aprile e giugno o settembre e novembre si arriva all’autunno inoltrato.

Il consiglio. Caso diverso se, come chiesto dai referendari, l’assemblea municipale si farà carico del quesito, ma deve deliberare con una maggioranza di due terzi, ovvero 27 consiglieri. Approvata la delibera il sindaco ha 3 mesi di tempo per indire la consultazione che a questo punto si potrebbe tenere tra fine maggio e giugno. Una richiesta, quest’ultima, che viene formalizzata anche dalla segreteria provinciale di Rifondazione comunista.

Maggioranza. Una strada che, allo stato, potrebbe raccogliere consensi nel Pd, ma non nel Fiume e in Vivo Pn che considerano comunque potestà del consiglio la materia. Tra l’altro spetta alla stessa commissione dei garanti giudicare se l’eventuale approvazione dell’accordo di programma (che avviene in un’unica seduta, senza il doppio esame come per le varianti urbanistiche) “supera” la richiesta referendaria. Commissione, per l’appunto, che potrebbe esprimersi solo a fine aprile.
Lunedì si terrà il vertice del Pd, dove sono molti i mal di pancia, mentre il giorno dopo avrà luogo l’incontro di maggioranza. L’autorizzazione alla sottoscrizione dell’accordo dovrebbe andare in giunta venerdì, una linea ormai sposata dal sindaco.

Scelta civica. Il consigliere regionale, Gianfranco Moretton, reitera la richiesta che si decida dopo il voto. «Non si capisce - afferma - quali siano le ragioni di una accelerazione di tal fatta, considerato che negli ultimi 5 anni nessuno si è mai agitato così tanto».
Moretton si augura che non si voglia fermare il referendum e invita a lasciare decidere la prossima giunta sul progetto finanziario del nuovo ospedale». Infine il tema dell’attuale area di via Montereale: «Non è che si è già deciso di realizzare altri appartamenti, svalutando i tanti che già esistono?».

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