Ho seguito a Kuala Lumpur, Malaysia, le sedute del Tribunale Internazionale costituito su iniziativa della Perdana Global Peace Foundation, una creatura dell'ex primo ministro Mahatir Mohammad.
Numerosi testimoni palestinesi della Striscia di Gaza
hanno sfilato sotto le domande di avvocati e giuristi di Stati Uniti,
Asia ed Europa. E io ho provato una sensazione di irrealtà ascoltando le
vittime del 2008 (sotto esame erano le violenze della cosiddetta «Operazione Piombo Fuso»)
mentre sugli schermi televisivi scorrevano le immagini dei
bombardamenti israeliani su Gaza del novembre 2012. Una mostruosa
conferma di cos'è diventata la comunità internazionale e del suo
cinismo.
Una delle testimonianze, soprattutto, mi ha colpito: quella di Salah al-Ammouni,
dal villaggio di Al Zaitun. Vi ha perduto 21 parenti, tra cui il padre,
la madre, la sua unica bambina. Altri tre figli e la moglie, feriti
gravemente, si sono salvati da un massacro in cui hanno perso la vita,
in tutto, 91 persone. Solo in quel villaggio.
Non ci fu nulla di casuale. Non ci fu errore.
I soldati israeliani sapevano che non c'erano armati e armi nel
villaggio. Le persone, tutti civili, con decine di bambini, furono
costrette a radunarsi in un edificio ancora in costruzione, dopo essere
stati assediati per giorni, senza cibo né acqua. E, quando il raduno fu
concluso, l'edificio venne bombardato a colpi di razzi. Tutto il
villaggio - come ampiamente registrato da video girati da mani non
professionali mostravano - venne raso al suolo dai bulldozer israeliani,
senza nemmeno dare il tempo ai rimasti di estrarre i cadaveri.
Mi
soffermo su questo episodio (i morti a Gaza furono circa 1400) perché
dimostra una cosa precisa, che i media filo sionisti italiani (cioè
quasi tutti) oscurano sistematicamente: obiettivo di queste offensive
contro Gaza è stato, ed è, quello di costringere i palestinesi a fuggire. Vogliono farli andare via. è la pulizia etnica, effettuata in puro stile nazista. È la stessa tattica che, da decenni, viene applicata nei territori occupati. Essa dice che Israele non intende fare nessuna pace con il popolo palestinese.
E dice che Israele non accetta e non accetterà mai che uno Stato
palestinese indipendente possa formarsi su quella misera parte di
territorio che è stata loro concessa e sulla quale non possono vivere
perché accerchiati, affamati, senza libertà di movimento, senz'acqua.
Ma credo che questa volta ci siano anche altri significati. Israele ha sperimentato i suoi nuovi missili
terra-aria, che abbatteranno i missili iraniani in arrivo in caso di
guerra. Israele si prepara a una nuova guerra, che scatenerà dopo la
caduta dell'ultimo baluardo incontrollato dagli Stati Uniti nel
Mediterraneo, cioè dopo la fine di Bashar el-Assad. Prima liquidando
Hamas, poi Hezbollah, infine andando a scontrarsi con Teheran. Ormai l'operazione di divisione dei palestinesi è giunta a termine.
Al Fatah è interamente in mani amero-israeliane. Hamas è stato
catturato dal Qatar. Bisogna togliere di mezzo Hezbollah. I Fratelli
Musulmani sono già d'accordo con Washington e il fronte egiziano è
garantito.
Dunque
sarà opportuno prepararsi. Vale per noi europei, che siamo
corresponsabili, come lo sono sempre stati gli Stati Uniti, per avere
permesso a Israele di proseguire sulla linea dell'Apocalisse.
Ma di queste cosa non si può parlare in Italia, nel mainstream
dominato dal sionismo. Un paese che ha un presidente della repubblica
che, di fronte al massacro di centinaia, migliaia di civili palestinesi,
non rinuncia a tacere e rivendica il diritto di Israele alla propria
difesa.
Con
questo presidente e con il futuro presidente dobbiamo sapere che
l'Italia sarà di nuovo trascinata in un'avventura militare.
Per questo dobbiamo proclamare a gran voce, e mettere in ogni programma di governo del paese, la decisione preventiva che l'Italia non parteciperà a nessuna operazione militare. Preventiva, insisto, di nessun tipo e per nessuna ragione. Perché farlo dopo sarà tardi.