Programma di Alternativa-Politica

giovedì 27 dicembre 2012

Decisioni preventive contro la guerra

di Giulietto Chiesa La Voce delle Voci.

Ho seguito a Kuala Lumpur, Malaysia, le sedute del Tribunale Internazionale costituito su iniziativa della Perdana Global Peace Foundation, una creatura dell'ex primo ministro Mahatir Mohammad

Numerosi testimoni palestinesi della Striscia di Gaza hanno sfilato sotto le domande di avvocati e giuristi di Stati Uniti, Asia ed Europa. E io ho provato una sensazione di irrealtà ascoltando le vittime del 2008 (sotto esame erano le violenze della cosiddetta «Operazione Piombo Fuso») mentre sugli schermi televisivi scorrevano le immagini dei bombardamenti israeliani su Gaza del novembre 2012. Una mostruosa conferma di cos'è diventata la comunità internazionale e del suo cinismo. 

Una delle testimonianze, soprattutto, mi ha colpito: quella di Salah al-Ammouni, dal villaggio di Al Zaitun. Vi ha perduto 21 parenti, tra cui il padre, la madre, la sua unica bambina. Altri tre figli e la moglie, feriti gravemente, si sono salvati da un massacro in cui hanno perso la vita, in tutto, 91 persone. Solo in quel villaggio. 

Non ci fu nulla di casuale. Non ci fu errore. I soldati israeliani sapevano che non c'erano armati e armi nel villaggio. Le persone, tutti civili, con decine di bambini, furono costrette a radunarsi in un edificio ancora in costruzione, dopo essere stati assediati per giorni, senza cibo né acqua. E, quando il raduno fu concluso, l'edificio venne bombardato a colpi di razzi. Tutto il villaggio - come ampiamente registrato da video girati da mani non professionali mostravano - venne raso al suolo dai bulldozer israeliani, senza nemmeno dare il tempo ai rimasti di estrarre i cadaveri.

Mi soffermo su questo episodio (i morti a Gaza furono circa 1400) perché dimostra una cosa precisa, che i media filo sionisti italiani (cioè quasi tutti) oscurano sistematicamente: obiettivo di queste offensive contro Gaza è stato, ed è, quello di costringere i palestinesi a fuggire. Vogliono farli andare via. è la pulizia etnica, effettuata in puro stile nazista. È la stessa tattica che, da decenni, viene applicata nei territori occupati. Essa dice che Israele non intende fare nessuna pace con il popolo palestinese. E dice che Israele non accetta e non accetterà mai che uno Stato palestinese indipendente possa formarsi su quella misera parte di territorio che è stata loro concessa e sulla quale non possono vivere perché accerchiati, affamati, senza libertà di movimento, senz'acqua. 

Ma credo che questa volta ci siano anche altri significati. Israele ha sperimentato i suoi nuovi missili terra-aria, che abbatteranno i missili iraniani in arrivo in caso di guerra. Israele si prepara a una nuova guerra, che scatenerà dopo la caduta dell'ultimo baluardo incontrollato dagli Stati Uniti nel Mediterraneo, cioè dopo la fine di Bashar el-Assad. Prima liquidando Hamas, poi Hezbollah, infine andando a scontrarsi con Teheran. Ormai l'operazione di divisione dei palestinesi è giunta a termine. Al Fatah è interamente in mani amero-israeliane. Hamas è stato catturato dal Qatar. Bisogna togliere di mezzo Hezbollah. I Fratelli Musulmani sono già d'accordo con Washington e il fronte egiziano è garantito. 

Dunque sarà opportuno prepararsi. Vale per noi europei, che siamo corresponsabili, come lo sono sempre stati gli Stati Uniti, per avere permesso a Israele di proseguire sulla linea dell'Apocalisse

Ma di queste cosa non si può parlare in Italia, nel mainstream dominato dal sionismo. Un paese che ha un presidente della repubblica che, di fronte al massacro di centinaia, migliaia di civili palestinesi, non rinuncia a tacere e rivendica il diritto di Israele alla propria difesa.

Con questo presidente e con il futuro presidente dobbiamo sapere che l'Italia sarà di nuovo trascinata in un'avventura militare. 

Per questo dobbiamo proclamare a gran voce, e mettere in ogni programma di governo del paese, la decisione preventiva che l'Italia non parteciperà a nessuna operazione militare. Preventiva, insisto, di nessun tipo e per nessuna ragione. Perché farlo dopo sarà tardi.


Non muoiono soltanto i bambini americani

di Maurizio Chierici - 18 dicembre 2012
La tenerezza per i bambini uccisi fra i banchi di scuola fa battere il cuore di Obama. Non si commuovono Smith & Wesson, Sturm Rugger e le catene commerciali Cabela e Big 5 Sporting Goods, vetrine di armi in ogni angolo degli Stati Uniti.
Il presidente prova a disinnescare la follia, braccio di ferro non facile con i mercanti della morte. E il dolore continua. E il sorriso dei bambini assassinati da uno squilibrato e dal sadismo di un sistema sconvolge le Tv: ormai sono figli di tutti. Nelle stesse ore missili e bombe hanno ucciso 3 bambini in Siria, 7 attorno alla frontiera del petrolio Sud Sudan, mentre in Afghanistan il massacro di un marines “impazzito” ha steso il bambino numero 3421 dal Natale 2002. Ci sarebbero 11 ragazzine dilaniate durante i funerali dei piccoli di Newtown. Forse una mina talebana che ogni giornale del mondo sta coprendo di insulti. Silenzio sul marines, bocche cucite. Scenari di guerra: se non si uccide qualcuno che guerra è? Senza contare le ragnatele di mercati e delocalizzazioni che cancellano la dignità della persone contemplata nello statuto delle Nazioni Unite. Schiavi da spremere. E ogni 5 secondi chi ha meno di 5 anni chiude gli occhi per fame, 7 milioni da un capodanno all’altro. Mentre oro, petrolio e chissà quale mirra rallegrano i nostri caveaux. Nessuna responsabilità di missili e superbombardieri, ma la filosofia non cambia: i popoli restano comparse nei registri di Wall Street impegnata a contenere la crisi con la buona salute dell’industria pesante. Bombardieri e carriarmati, qualcuno deve pur fabbricarli. Piazziste insuperabili organizzazioni come la Nato: aggiorna freneticamente gli arsenali con macchine di nuova generazione distribuite a chi difende il mondo libero e a chi vuole destabilizzarlo. L’importante è vendere e indebitare per tranquillizzare le Borse, mentre i bilanci pubblici stringono le corde della vita di ogni giorno. Pane, scuola, casa e acqua non sono ormai per tutti. Siamo informati di ogni sorriso dei bambini americani; restano senza nome i bambini bruciati nei paesi marginali. Solo numeri, emozioni trascurate. Tanto chi li conosce? Altri 2 bambini sparati in Nigeria, 4 nel Congo. Per non parlare dell’America Latina di qualche anno fa. Tornavamo dal Salvador con le immagini delle “stanze della morte”. Per costringere padri e madri a tradire le guerriglie anti dittatura, squadroni invisibili portavano via i figli. Se i genitori non collaboravano una telefonata avvertiva dove trovarli: tre bambine inchiodate al pavimento, agonia straziante. Era il 1982, ogni mattina la Washington di Reagan nutriva con 6 milioni di dollari e consiglieri speciali le forze armate che difendevano i valori del cristianesimo dalla minaccia comunista. In una solitudine disperata il vescovo Romero denunciava il silenzio vaticano. Voce da spegnere: uno sparo in chiesa, delitto dal colpevole sistemato attorno a Miami. Permetteranno a Obama di bloccare il mercato di rivoltelle e F35 venduti come giocattoli? Dopo i giorni delle lacrime, torneranno i giorni delle lobby.
 

sabato 22 dicembre 2012

Banche, una condanna storica

Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan colpevoli di truffa ai danni di Palazzo Marino. Confiscati 88 milioni ai quattro istituti di credito che avevano raggirato il Comune con prodotti derivati di Luca Fazio - il manifesto.



MILANO. Anche le banche piangono. E questa è una prima assoluta. Mondiale. Il «miracolo» accade a Milano, dove quattro banche (e nove manager) sono state condannate perché riconosciute colpevoli di una truffa ai danni di Palazzo Marino - governava Letizia Moratti - che nel 2005 aveva investito su alcuni prodotti finanziari «derivati». Cosa sono? In sintesi, si tratta di prodotti finanziari il cui valore «deriva» dall'andamento del valore di un altro bene (azioni, obbligazioni, valute...), è una specie di scommessa sul comportamento futuro di un titolo o una quotazione. In Italia ci sono più di settecento enti pubblici che hanno stipulato con le banche contratti di questo tipo, e sono finiti nei guai.

«L'Italia è stata terra di scorribande - ha commentato il pm Alfredo Robledo - a differenza per esempio dell'Inghilterra, dove i derivati sono vietati».  La sentenza di ieri è storica. Il giudice del tribunale di Milano, Oscar Magi, ha condannato per truffa aggravata quattro banche straniere tra le più importanti del mondo stabilendo anche la confisca di circa 88 milioni di euro (Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan). I quattro istituti di credito avrebbero truffato 100 milioni di euro al Comune di Milano con contratti stipulati con le giunte di centrodestra di Letizia Moratti e Gabriele Albertini. Le banche condannate dovranno anche versare un milione di euro ciascuna come sanzione pecuniaria. L'unico precedente giuridico che va nella stessa direzione riguarda una sentenza amministrativa pronunciata in Inghilterra negli anni '90

Il giudice ha anche condannato nove persone, tra manager ed ex lavoratori degli istituti di credito. Antonio Creanza (Jp Morgan) e Marco Santarcangelo (Depfa) sono stati condannati a 8 mesi e 15 giorni, Tommaso Ziboldi (Deutsche Bank) a 7 mesi e 15 giorni, Gaetano Bassolino (Ubs, figlio dell'ex presidente della Campania) a 7 mesi. Tutte le condanne prevedono la sospensione della pena e il divieto di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. 

Il pm Alfredo Robledo è particolarmente soddisfatto e parla di sentenza storica. «E' la prima al mondo - spiega - ad affermare il principio che per esserci affidabilità deve esserci trasparenza. Le banche hanno raggirato il Comune di Milano, c'è stata una vera aggressione alla comunità per l'opacità assoluta dell'operazione e alla fine Palazzo Marino si è fatto irretire». Secondo l'accusa le quattro banche avrebbero stipulato un derivato trentennale senza informare Palazzo Marino dei rischi dell'operazione. Il Comune di Milano, che si era costituito parte civile, un anno fa - con la nuova giunta Pisapia - è uscito dal processo dopo un accordo di transazione di circa 455 milioni di euro, un passaggio che negli anni porterà nelle casse comunali altri 300 milioni di euro.

E le banche come l'hanno presa? Male. Malissimo. Tutte e quattro ricorreranno in appello, nella convinzione di essere assolte. Non sono abituate a perdere, soprattutto nei tribunali. «Ubs esprime disappunto per il verdetto», si legge in una nota scritta dall'istituto di credito. «Ubs ritiene che la propria condotta e quella dei propri dipendenti siano state del tutto conformi alla legge. Ubs e le persone coinvolte perseguiranno con determinazione tutte le possibilità di appello». 


Jp Morgan è «delusa dalle decisioni del giudice». Il legale di Deutsche Bank dice di «non condividere nulla di questa decisione, ma è una sentenza che va rispettata come tutte». Il Codacons, invece, non si accontenta. «Ora - dice il presidente dell'associazione Marco Maria Donzelli - i cittadini milanesi andrebbero risarciti per le maggiori tasse che in questi anni hanno dovuto pagare per colpa dei soldi persi in queste operazioni speculative». Secondo il Codacons, l'emissione di prodotti finanziari derivati andrebbe proibita per legge, «agli enti locali deve essere impedito di poter fare operazioni su prodotti ad alto rischio mettendo in pericolo i soldi dei cittadini, noi diciamo no a quella finanza allegra che ci ha condotto alla crisi di oggi». 

Fonte: il manifesto -  20 dicembre 2012.
  

lunedì 17 dicembre 2012

leccalecca e caramelle "come si sono ridotti"

    Sabato 15 Dicembre, 2012
    CORRIERE DELLA SERA
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gelati, lecca-lecca, iPad Le spese caricate sul bilancio «Pagata una festa di nozze»
MILANO — Senza regole e, più ancora, senza stile. L'assalto alle note spese rimborsate «per il funzionamento dei gruppi» del consiglio della Regione Lombardia, infatti, visto con le lenti degli scontrini costati ieri 22 inviti a comparire per peculato ad altrettanti consiglieri di Pdl e Lega, nemmeno pulsa della ribalda "nobiltà" di illustri predecessori che nel Lazio si erano fatti la villa o avevano acquistato il Suv con i soldi dei cittadini: qui al Pirellone c'è solo gente che, pur guadagnando almeno 9.000 euro netti al mese di stipendio comprensivo di diaria, e pur essendo già dotata di telefoni e computer gratis, con gli ulteriori fondi pubblici «per il funzionamento del gruppo consiliare» si fa rimborsare il cono gelato da 1 euro e 50, il lecca-lecca, l'ovetto-Kinder e una clessidra; compra la salsiccia dal macellaio, va dal panettiere, segna uno dietro l'altro a distanza di pochi minuti i caffè con brioche da 1 euro e 60 al bar, beve una birra al pub; acquista in tabaccheria blocchi di «gratta e vinci», mette in lista un farmaco e il relativo ticket da 21 euro, e a Capodanno accolla ai contribuenti i fuochi d'artificio.
Tartufi e ostriche
Perfino le trasgressioni culinarie sono un po' da filmetto di serie B. Come nei «due coperti» da 127 euro di ostriche rimborsati al leghista Pierluigi Toscani. O come il pasto al ristorante «il Baretto al Baglioni» il 23 ottobre 2010 che l'ex presidente leghista del consiglio regionale Davide Boni qualifica «spesa di rappresentanza» nei «rapporti consiglio-giunta e nuova sede con il Sottosegretario Expo 2015», consumando 30 grammi di tartufo per 180 euro su 644 di conto. Il tartufo deve essere una passione: Giorgio Pozzi si fa rimborsare una cena «con rappresentanti dell'imprenditoria locale» il 23 dicembre 2010 sempre al «Baretto» dove, su un conto di 3.320 euro, 200 sono di vini, 400 di champagne e ben 882 di tartufi in un «privé» il cui utilizzo costa da solo 150 euro.
Sushi e ospitalità
Quando a saldare i conti è indirettamente il contribuente, diventa più facile largheggiare in generosità: sempre Pozzi, ad esempio, ottiene il rimborso di 5.500 euro spesi al ristorante «Il Gatto Nero» di Cernobbio il 30 luglio 2010 per una «cena istituzionale con operatori e imprenditori locali» offerta a 55 persone. Alessandro Colucci oscilla invece tra gli arancini da 5 euro e il sushi da 127 euro per due coperti al ristorante «Nobu Armani».
I taxi, il Natale, Parigi
Del resto la madre di tutte le ambiguità è il concetto in sé di «materiale di rappresentanza», tipo quello che Boni compra per 11.164 euro a Napoli tra il 28 e il 30 dicembre 2010: 75 cravatte in seta, 3 sciarpe in cashmere, 7 foulard in seta. Per definizione, nulla è più di «rappresentanza» come le colazioni e le cene al ristorante, che insieme a una marea di taxi sono la voce più ricorrente e corposa nei rimborsi ritenuti dubbi dagli uomini della GdF milanese che con i pm Robledo-Filippini-D'Alessio già avevano indagato sul finanziamento pubblico alla Lega e prima ancora sui derivati del Comune di Milano. L'ex assessore Buscemi, ad esempio, al ristorante milanese «A Riccione» sostiene «spese di rappresentanza» per 380 euro proprio alla viglia di Natale, 24 dicembre 2009, e per 695 euro proprio l'ultimo dell'anno, 31 dicembre 2009.
Altre volte Buscemi qualifica come «spese di rappresentanza» il ritiro di pietanze da asporto presso ristoranti giapponesi e cinesi. E quando un evento legato all'Expo propizia un soggiorno istituzionale a Parigi, all'«Hotel Park Hyatt» paga 638 euro con carta di credito della Regione anche se dalla fattura dell'albergo sembrerebbe che i servizi ricettivi siano stati offerti a «2 persone».
Matrimonio
Tante cose potranno forse essere chiarite, e certo ce n'è parecchie da mettere a fuoco. Il capogruppo leghista Stefano Galli, ad esempio, che il 5 marzo 2009 mette in lista 8 euro per la ricarica di una penna, sostiene il 16 giugno 2010 al Ristorante «Toscano» una asserita spesa «di funzionamento» del gruppo anche se il ristoratore, interrogato come teste, ha affermato che quella spesa, 6.180 euro per 103 coperti, riguardava di certo un matrimonio.
Ovetti e Mignottocrazia
L'orizzonte degli scontrini è il più vario. Alessandro Marelli, pur non disdegnando di acquistare pc e cellulari, esibisce 4 euro per una birra spina media al pub e 9,90 euro per un tubetto di ovetti Kinder con sorpresa, e si fa rimborsare le sigarette e persino i coni gelato come Pierluigi Toscani, che non manca 752 euro di cartucce e non disdegna i tagliandi «win for live». Nicole Minetti sceglie invece di spaziare dagli 899 euro per l'iPhone5 ai 27 euro per «barattoli di sabbia in vetro giallo», dagli 832 auro di «consumazioni» all'Hotel Principe di Savoia ai pochi euro per una crema da viso. Ed è al gruppo consiliare pdl che l'imputata nel processo Ruby accolla i 16 euro spesi per comprare il libro «Mignottocrazia» scritto da Paolo Guzzanti.
«Si può vivere così?»
Ciascuno ha le sue predilezioni. Angelo Giammario (114mila euro contestati sul 2008-2012, più di lui solo il capogruppo pdl Paolo Valentini con 118.000) suole affittare un'auto con conducente da Basiglio a Milano. Cesare Bossetti, intestatario del rimborso della tazzina di caffè al bar come del farmaco da 21 euro, ricorre alle spese di funzionamento del gruppo per 14 cornici per 672 euro il 2 agosto 2010, e per altre 8 cornici il 7 luglio per 384 euro. Giulio Boscagli, il cognato di Formigoni, compra tre iPad per 2.626 euro. E mentre Roberto Pedretti si fa rimborsare 960 euro per un ingrandimento fotografico, per il suo collega Marcello Raimondi, che attinge spesso ai soldi pubblici per il rifornimento di carburante, l'1 marzo 2008 è invece giorno di acquisti tecnologici: una macchina fotografica da 520 euro, una telecamera da 230, un proiettore da 720, un computer da 1.390. Ma una decina di giorni dopo si dà anche ai libri. Titolo: «Si può vivere così?».
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
Giuseppe Guastella
gguastella@corriere.it
IL CORRIERE DELLA SERA

giovedì 13 dicembre 2012

Putin dichiara guerra alle ricchezze «offshore»

«Essere un patriota vuol dire per prima cosa servire nel proprio Paese». Nel discorso annuale alla Nazione - il primo dal ritorno alla presidenza - Vladimir Putin ha citato ieri Aleksandr Solzhenitsyn, per poi aggiungere: «Spesso i nostri imprenditori sono accusati di mancanza di patriottismo».

La campagna contro l'abitudine di aziende, funzionari pubblici e uomini d'affari di mantenere all'estero denaro, proprietà immobiliari e azioni è stata al centro dell'intervento di Putin, 80 minuti nella grande Sala di San Giorgio al Cremlino davanti ai deputati delle due Camere riunite e alle massime autorità del Paese. Che lo hanno applaudito così calorosamente da costringerlo a interrompersi: «Aspettate, magari questo non vi piacerà», ha ironizzato Putin. Illustrando la legge che obbligherà i funzionari di Stato - presidente compreso - a dichiarare le proprietà all'estero, e la provenienza dei redditi che ne hanno reso possibile l'acquisto. Verranno imposti limiti su conti bancari e titoli detenuti fuori dalla Russia. Quella che il presidente ha chiamato "de-offshorizzazione" dell'economia potrebbe riportare nelle casse dello Stato - forse anche grazie a un'amnistia - mille miliardi di dollari: ed è questo il filo conduttore del discorso, la necessità urgente di ridare fiato, capitali e investimenti a un'economia che ha ormai ristretti margini di crescita se continua ad affidarsi prevalentemente al settore energetico. Putin, rieletto per sei anni ma forse deciso anche a raddoppiare con un secondo mandato nel 2018, ha bisogno di diffondere benessere per poter stabilizzare il proprio regno.

Ma così come i propositi di lotta alla corruzione - difficili da mettere in pratica perché coinvolgono le stesse persone che dovrebbero farli rispettare - anche il resto del discorso di Putin sembra un elenco di buone intenzioni, ma non nuove e difficilmente realizzabili per decreto. Alla Russia, ha detto il presidente, servirebbe un tasso di crescita tra il 5 e il 6%, lontano dal 3,5% stimato per quest'anno. Putin ha parlato di privatizzazioni e dell'urgenza di modernizzare l'economia riducendone la dipendenza da gas e petrolio, ma il suo avvertimento sul capitalismo di Stato veniva pronunciato proprio mentre Rosneft, la compagnia pubblica divenuta ormai primo produttore di petrolio al mondo, completava l'acquisizione della joint-venture Tnk-Bp. È per ordine del presidente che il Governo dovrà trovare il modo di rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture e creare entro il 2020 25 milioni di posti di lavoro.

È la strada scelta da Putin per non perdere consensi. L'altra, quella del dialogo con le opposizioni, sembra preclusa. A un anno dalle prime proteste contro il suo ritorno al Cremlino, il presidente russo è tornato ad attaccare le organizzazioni sostenute da finanziamenti stranieri: «Le ingerenze dall'estero sui nostri affari interni sono inaccettabili», ha scandito Putin esaltando i valori spirituali e patriottici che danno vita all'anima russa. Poco dopo, il Comune di Mosca negava all'opposizione il permesso di organizzare una nuova marcia di protesta, chiesta per sabato prossimo.

fonte:

sabato 8 dicembre 2012

IL MIGLIOR DISCORSO DEL MONDO - Presid Josè Mujica - ITA - ENG - ESP

Alternativa scrive all'ambasciatore palestinese

Caro amico Ambasciatore,

desidero con questo messaggio e Suo tramite, far pervenire a tutto il popolo palestinese la nostra fraterna solidarietà per la recente deliberazione dell’ONU che, a grande maggioranza, ha dichiarato la Palestina suo membro osservatore. Sappiamo che questo è solo un passo,della lotta lunga e gloriosa che porterà la Palestina – liberatasi finalmente dalla illegale e crudele occupazione militare dello Stato d’Israele – ad avere il suo posto nel mondo, quale Stato sovrano, libero e indipendente entro i confini riconosciuti dalle stesse Nazioni Unite e con capitale Gerusalemme  est.

Riteniamo comunque che questo riconoscimento ufficiale dell’ONU, consentirà all’Autorità Nazionale Palestinese di portare davanti agli organismi internazionali i suoi irrinunciabili diritti e a denunciare, avanti i competenti organi di Giustizia internazionale, i crimini di guerra e contro l’inerme popolazione palestinese, compiuti dal governo sionista e razzista d’Israele, con l’esplicito sostegno dell’imperialismo USA.

Alternativa – laboratorio politico è una piccola forza che si colloca nel campo di opposizione all’establishment italiano ed internazionale, che tuttavia guarda lontano e si batte per una nuova architettura internazionale basata sul rispetto dei diritti fondamentali di tutti, singoli e stati, all’esistenza a parità di condizioni e si oppone fermamente alla guerra, comunque denominata, e alla partecipazione dell’Italia a qualsiasi azione militare fuori dai propri confini sotto qualsiasi ombrello, in primis la NATO, vecchio rottame della guerra fredda, di cui si serve la politica aggressiva americana per imporre un ordine mondiale, ormai fuori da ogni realtà storica e geopolitica.

Rinnovo, a nome di tutti i militanti di Alternativa, il nostro impegno incrollabile al vostro fianco, per l’affermazione definitiva dei vostri diritti e fino alla vittoria finale.

Giulietto Chiesa, Presidente di Alternativa - Laboratorio politico.