Programma di Alternativa-Politica

mercoledì 22 gennaio 2014

Povertà. Oxfam, 85 persone detengono meta’ ricchezza del pianeta

(ASCA) – Roma, 20 gen 2014 – Le elite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo in cui 85 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da meta’ della popolazione mondiale. Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, il rapporto di ricerca Working for The Few, diffuso oggi da Oxfam, evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti piu’ abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.
Una situazione che riguarda i paesi sviluppati, oltre quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre piu’ consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che Oxfam ha condotto in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati e’ convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i piu’ ricchi.

In Africa le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilita’ di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la poverta’; in India il numero di miliardari e’ aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre il paese e’ tra gli ultimi del mondo se si analizza l’accesso globale a un’alimentazione sana e nutriente. Negli Stati Uniti, il reddito dell’1% della popolazione e’ aumentato ed e’ ai livelli piu’ alti dalla vigilia della Grande Depressione. Recenti studi statistici hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei piu’ poveri non hanno impatto sui voti degli eletti.

“Il rapporto dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le e’lite che detengono il potere economico hanno ampie opportunita’ di influenzare i processi politici, rinforzando cosi’ un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre piu’ concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole”, afferma Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International. “Un sistema che si perpetua, perche’ gli individui piu’ ricchi hanno accesso a migliori opportunita’ educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali piu’ vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.
Il rapporto di Oxfam evidenzia, ad esempio, come sin dalla fine del 1970 la tassazione per i piu’ ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di piu’, ma pagano anche meno tasse. Questa conquista di opportunita’ dei ricchi a spese delle classi povere e medie ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza e’ aumentata negli ultimi trent’anni, e dove l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari) “Se non combattiamo la disuguaglianza, non solo non potremo sperare di vincere la lotta contro la poverta’ estrema, ma neanche di costruire societa’ basate sul concetto di pari opportunita’, in favore di un mondo dove vige la regola dell’ “asso pigliatutto’, conclude Winnie Byanima.
Negli ultimi anni il tema della disuguaglianza e’ entrato con forza nell’agenda globale: Obama lo ha identificato come una priorita’ del 2014, e proprio il World Economic Forum ha posto le disparita’ di reddito diffuse come il secondo maggiore pericolo nei prossimi 12-18 mesi, mettendo in guardia su come stia minando la stabilita’ sociale e “minacciando la sicurezza su scala globale”.
Questa è una notizia dell’agenzia Asca.

domenica 19 gennaio 2014

GIULIETTO CHIESA 5 euro per webtv. chi ci stà?


 
25.000 persone hanno letto, commentato, condiviso quanto ho scritto 8 ore fa sulla Siria. Grazie a tutti per avere capito. Adesso voglio chiedervi una cosa: se io promuovo una web tv libera, capace di dare, ogni giorno, almeno tre notizie vere su quello che accade, e a dare voce all'Italia degli onesti e dei deboli, sareste disposti darmi cinque euro a testa? Ditemelo, sinceramente, perché ci sto pensando e vorrei sapere se sarò aiutato o se sarò solo.

martedì 7 gennaio 2014

Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

La guerra ambientale non è più solo un’ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo: si passa per pazzi. Eppure, «negare l’informazione è già un atto di guerra fondamentale», denuncia il generale Fabio Mini, che conferma tutto: la “bomba climatica” è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando, in gran segreto, per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che, purtroppo, non è più fantascienza. E da parecchi anni. Era il lontano 1946 quando Thomas Leech, scienziato e professore israeliano-neozelandese, lavorò in Australia per conto dell’Università di Auckland con fondi americani e inglesi per provocare piccoli tsunami. Il successo del “Progetto Seal” spaventò Leech spingendolo a fermarsi dopo i primi test. Ma chi ci dice che la manipolazione del clima non sia stata portata avanti? Oggi, con la robotizzazione, per molte “operazioni” bastano poche persone. «Non ci sono vincoli, non ci sono regole, se c’è la possibilità di farlo ‘qualcuno’ lo farà». Non i governi, ma ristrette élite.

Ne ha parlato di recente, in un convegno a Firenze largamente disertato dai media, l’ex comandante delle forze Nato in Kosovo. Mini rivendica la responsabilità di aver posto in Italia l’attenzione su questo tema quando nel 2007 scrisse l’articolo “Owning the weather: la guerra ambientale è già cominciata”, ufficializzando uno scenario nuovo e inquietante: le forze della natura sono adoperate e piegate come strumento ed arma. Può accadere, sottolinea Mini, perché – come di fronte a qualsiasi altra aberrazione di carattere mostruoso – l’opinione pubblica è innanzitutto incredula: «La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni». Da un lato c’è la rassicurante convenzione Onu del 1977, che proibisce espressamente «l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazione ambientale con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità». In realtà, al 90% le prescrizioni Onu vengono regolarmente disattese, in particolare dai militari. I quali «hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta».
I militari, riassume Mini – citato nel report del blog “No Geoingegneria” – prediligono la tecnologia. E le loro richieste alla scienza non sono per programmi attuabili a breve termine, ma sono progetti con sviluppi nel medio e lunghissimo termine. Attenzione: «Non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa». Inoltre, la nuova tecnologia viene applicata anche a livello immaturo: «La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti». Già nel 1995, uno studio dell’aeronautica militare statunitense (“Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025”) delineava i piani da sviluppare per conseguire nell’arco di 30 anni il controllo del meteo a livello globale. Secondo Mini, non si parlava ancora di “possedere il clima”, ma di controllare il meteo e lo spazio atmosferico per condurre operazioni belliche, «per esempio irrorando le nubi con ioduro d’argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle oppure spostarle».     vedi tutto
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domenica 5 gennaio 2014

SRM: Solar Radiation Management . Cosa succede sopra le nostre teste e perché dobbiamo fermarli. Giulietto Chiesa – Paolo De Santis

Qualcuno agisce, sopra le nostre teste. Noi vediamo cose che non siamo in grado di spiegare del tutto (per il momento) ma che sono visibili, sempre più visibili, incontestabilmente visibili. Quando in molti hanno cominciato a chiedersi che cosa fossero quelle “cose” che si vedono in cielo, e le hanno chiamate “scie chimiche” (in inglese “chemtrails”) ecco scatenarsi lo stuolo dei cosiddetti debunkers, con il loro codazzo di insulti. “Complottismo!”, “visionari!”, “esaltati!” quando non “malati di mente”, e via elencando cose che non c’entrano niente, come lo sbarco sulla Luna, gli UFO, i rettiliani, l’11 settembre, l’AIDS, il cancro, i chips nel cervello, il rasoio di Occam, Piero Angela e il CICAP, la National Security Agency, Kafka, la zia pazza del vicino di casa, il gatto della zia pazza del vicino di casa, ecc.
Lasciamo da parte i motivi che spingono così tanta gente a indignarsi, scatenarsi fino all’insulto, nei confronti di coloro che si pongono, e pongono, domande di fronte a cose e fenomeni che non sono facilmente spiegabili. Si va da questioni strettamente personali come la tutela della propria tranquillità ed equilibrio mentale (per difendersi da ogni notizia o fatto, veri o presunti, che possano turbarli), fino a – attraverso tutte le sfumature intermedie – più o meno considerevoli emolumenti erogati da coloro che quei fenomeni intendono nascondere con la massima cura. Ma non è di questo che intendiamo parlare. Non senza avere rilevato che la quantità di giornalisti che si mettono al servizio dei debunkers è particolarmente elevata. Senza l’aiuto dei gatekeepers, i debunkers sarebbero molto più deboli e l’impresa di nascondere i fatti sarebbe molto più difficile. Ma questo preambolo serve solo per dichiarare solennemente che non parleremo più di “scie chimiche”.      VEDI TUTTO

fonte: alternativapolitica