Programma di Alternativa-Politica

giovedì 28 febbraio 2013

Mi fido dell'onestà di Grillo - Giulietto Chiesa - Editoriale 27.02.2013

Il Movimento cinque stelle e la ricerca dei mandanti esterni

di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo
27 febbraio 2013

Su tutti i giornali impazza la vittoria di Beppe Grillo e del Movimento cinque stelle. Sui ragazzi che compongono l’M5s nulla da dire, anzi. Siamo di fronte a persone oneste impegnate da anni sul territorio. Conosciamo personalmente molti componenti del M5s siciliano e li stimiamo davvero per le loro importanti battaglie. In questo caso, però, c’è da porsi una serie di domande sul futuro politico che li attende.
Quando abbiamo deciso di sostenere Antonio Ingroia e il suo movimento Rivoluzione Civile lo abbiamo fatto con convinzione, nella continuità di un progetto contro la mafia che cambiava solamente veste. Le battaglie antimafia di Ingroia magistrato proseguivano perfettamente all’interno del percorso professionale di Ingroia politico. Ci siamo immediatamente riconosciuti nel suo programma elettorale che intendeva realizzare una rivoluzione civile “per attuare i principi di uguaglianza, libertà e democrazia della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza”.
Anche noi volevamo una nuova politica antimafia che avesse come obiettivo ultimo “non solo il contenimento ma l’eliminazione della mafia” e questo perché allo stesso modo eravamo e siamo convinti che la mafia debba essere colpita “nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a partire da quello politico”. Abbiamo subito condiviso lo spirito di Rivoluzione Civile che poneva ai primi posti del suo programma il “totale contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione, il ripristino del falso in bilancio e l’inserimento dei reati contro l’ambiente nel codice penale sono azioni necessarie per liberare lo sviluppo economico”. E allo stesso modo abbiamo sposato la loro tesi che mirava all’incandidabilità dei condannati e di chi è rinviato a giudizio per reati gravi, finanziari e contro la pubblica amministrazione. Abbiamo apprezzato notevolmente la proposta di Antonio Ingroia relativa al sequestro e alla successiva confisca patrimoniale qualora i capitali accertati siano in odore di tangenti e palesemente spropositati rispetto al reddito dichiarato. E soprattutto abbiamo constatato la grandezza “rivoluzionaria” della sua proposta di legge “Ingroia-La Torre” che prevedeva l’istituzione dell’Alto commissariato per l’acquisizione dei beni di provenienza criminale. Abbiamo auspicato anche noi un Paese capace di destinare il fatturato annuo delle mafie di 150 miliardi di euro in beni pubblici e reddito minimo per i disoccupati, così come aveva illustrato Ingroia nel suo progetto di rinnovamento. E infine, abbiamo sognato anche noi l’istituzione di una commissione parlamentare sulle stragi del '92/'93 e sulla trattativa Stato-mafia di cui lo stesso Ingroia si è fatto promotore. Tutto questo però è stato bloccato sul nascere da un voto osceno e da una censura nei confronti di Rivoluzione Civile messa in atto trasversalmente da potenti e da ominicchi.
Al di là del fatto che Ingroia ha detto che il progetto di Rivoluzione Civile continuerà ad andare avanti c’è da capire chi si farà carico di queste battaglie – ora – all’interno del Parlamento. Scartando il centrosinistra nei confronti del quale le speranze rasentano lo zero (per il centrodestra non è nemmeno il caso di ipotizzarlo) non resta che il movimento di Beppe Grillo. Ma il Movimento cinque stelle quanto sarà intenzionato a lavorare sul progetto dell’eliminazione della mafia? Quanto sarà intenzionato all’istituzione di una commissione parlamentare sulle stragi del '92/'93 e sulla trattativa Stato-mafia? E quanto sarà intenzionato il M5s alla creazione dell’Alto commissariato per l’acquisizione dei beni di provenienza criminale e alla proposta di legge Ingroia-La Torre? Le principali emergenze che Ingroia aveva focalizzato ruotano attorno a questi interrogativi. L’Italia è una nazione sotto ricatto politico-mafioso. Il movimento cinque stelle sarà in grado di liberarla? E soprattutto lo vorrà fare? Al di là dei proclami di Beppe Grillo servono risposte urgenti, servono fatti e non parole. Solamente dalle loro prossime azione potremo giudicare l’onestà e la concretezza del movimento di Grillo. E la lotta alla mafia non ammette ritardi.

E’ notizia di ultimora che la Corte di Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Antonio Ingroia per le dichiarazioni che l'ex pm aveva rilasciato in merito alla decisione della Consulta di distruggere i nastri delle intercettazioni telefoniche tra Napolitano e Mancino. Per il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, le dichiarazioni di Antonio Ingroia hanno “vilipeso la Corte costituzionale e leso il prestigio e la reputazione dei suoi componenti”. Ma qui di “vilipesa” c’è solo la dignità di un magistrato che ha dimostrato coraggio nel voler accettare una sfida contro un sistema politico completamente marcio e di una parte del popolo italiano che si è vista preclusa – per il momento – la possibilità di liberare il proprio Paese dal laccio mafioso.
 

mercoledì 20 febbraio 2013

Beatrice Borromeo intervista Antonio Ingroia: “Riciclaggio, Chiesa colpevole e politici complici”

di Beatrice Borromeo - 16 febbraio 2013

Dottor Ingroia, tra tutti gli scandali che da anni coinvolgono lo Ior e, più in generale, la gestione dei soldi da parte della Chiesa, c’è un fatto ormai certo: il miliardo di euro che ogni anno lo Stato italiano versa al Vaticano tramite l’8 per mille non resta nelle banche italiane. Perché?
“Da anni, nella finanza Vaticana e nello Ior in particolare, c’è un problema di trasparenza. Lo Ior opera poco in Italia e moltissimo sul circuito internazionale, ma immettere all’estero persino i soldi dell’8 per mille lo trovo inaccettabile”.

Oltretutto le banche Italiani contavano molto sull’indotto proveniente da quel denaro.
Motivo in più per parlare di slealtà bancaria da parte del Vaticano. Ma al Vaticano conviene aprire un conto, invece che in Italia, in istituti disinvolti come per esempio Deutsche Bank, che non fa troppe domande sulla provenienza dei fondi. Il punto è che soprattutto da un ente ecclesiastico si deve pretendere un approccio più etico.
Papa Ratzinger ci aveva provato, introducendo una sorta di legge anti-riciclaggio poi ribaltata dal suo Segretario di Stato, Tarcisio Bertone: ma se i fondi dell’8 per mille non sono sottoposti al controllo delle banche italiane, come sappiamo che non vengono mischiati a soldi sporchi?
Non lo sappiamo proprio: non c’è nessuna effettiva tracciabilità. La destinazione all’estero potrebbe essere utilizzata per monetizzare fondi di provenienza sospetta, per usare un termine soft.
Bertone ha anche rimosso dai vertici dello Ior e dell’Apsa (l’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) uomini considerati seri come Ettore Gotti Tedeschi. Cosa ne pensa?
Riprendo le dichiarazioni dure dello stesso Gotti Tedeschi quando disse di essere stato sfiduciato proprio per aver difeso la legge anti-riciclaggio. È ovvio che tutto ciò getta un’ombra inquietante su questi personaggi. Se io fossi premier investirei molta più energia per rendere trasparente la finanza vaticana rispetto a quella usata da Monti, che è subordinato. Per non parlare di Berlusconi.
Come mai nessun politico, neanche a sinistra, protesta contro queste pratiche?
La Casta ha sempre lo stesso atteggiamento verso i poteri forti, e il Vaticano è un potere fortissimo. Di politici con la schiena dritta ce ne sono pochissimi: c’è bisogno di un’iniezione di coraggio, e i pm possono aiutare.
Grazie allo Ior – lo dimostrano le tangenti Enimont scoperte dal suo collega di partito, Antonio Di Pietro – girano anche mazzette. Come affronterebbe lei il problema?
Imponendo la tracciabilità e la dichiarazione di provenienza di ogni flusso finanziario che passi dallo Ior. Loro sono i primi a dire di voler fare passi avanti in materia di anti-riciclaggio: lo dimostrino.
Intanto Bankitalia ha imposto un blocco ai bancomat in Vaticano dopo che la Procura di Roma ha segnalato presunte attività di riciclaggio legate a operazioni dello Ior: è una partita da 40 miliardi di euro l’anno.
E loro hanno risposto facendo transitare i conti estero su estero, grazie a una società svizzera: ulteriore mossa di elusione dei controlli e di palese insubordizione alla legge anti-riciclaggio italiana.
Per Monti stiamo assistendo a una nuova Tangentopoli. È d’accordo?
Io dico che è sempre la stessa Tangentopoli, che non è mai finita. Anzi, si è estesa a dismisura: vent’anni di berlusconismo hanno reso lecito l’illecito. Si sono create sacche sempre più ampie di impunità e corruzione, che ormai è sistemica. O sterziamo seriamente, riscrivendo tutta la legislazione sulla pubblica amministrazione e promuovendo un testo unico anti-riciclaggio che sia efficiente, o l’Italia verrà definitivamente divorata da Tangentopoli.
Quali sono le sue proposte, da candidato di Rivoluzione Civile, per sequestrare i bottini illeciti di politici e finanzieri?
Abbiamo una “proposta choc”, che in un Paese normale sarebbe invece ordinaria: estendere ai corrotti e ai grandi evasori fiscali la normativa che si applica ai mafiosi.
Spieghi.
Appena emergono indizi di corruzione devono partire accertamenti sui patrimoni e, in caso di sproporzione tra il loro valore e il reddito dichiarato – e senza la prova di una provenienza lecita del bene – scattano sequestro e confisca dei patrimoni. Tra corruzione, evasione e sistemi mafiosi perdiamo ogni anno circa 400 miliardi di euro, pari a un quinto del debito pubblico italiano. Non si combatte l’illegalità solo per senso di giustizia, ma come motore di sviluppo. Altrimenti sarà default.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © Matteo Gozzi
Maria Josè
Redazione Internazionale/Redacciòn Internacional
www.giorgiobongiovanni.it

Ingroia: “Mafia, politica e finanza vaticana, una storia torbida di interessi criminali”

Intervista al leader di Rivoluzione Civile a cura di Lorenzo Baldo - Antimafia Duemila.

“Per ogni sogno calpestato ogni volta che hai creduto in quel sudore che ora bagna la tua schiena. Abbraccia questo vento e sentirai che il mio respiro è più sereno. Io non ho paura”. Le parole della canzone di Fiorella Mannoia, inno ufficiale del movimento Rivoluzione Civile, racchiudono uno dei punti cardine della lista di Antonio Ingroia: il coraggio. Il coraggio di mettersi in gioco, di andare controcorrente, contro quei poteri forti che l’ex magistrato ben conosce e che ora si ritrova ad affrontare in una nuova veste. Quei “sistemi criminali” che attanagliano la nostra fragile democrazia mal tollerano la discesa in politica dell’ex procuratore aggiunto di Palermo, così come quel centrosinistra noto per aver inciuciato amabilmente con Berlusconi prima e con Monti poi. 

Dietro le quinte Cosa Nostra e tutte le altre organizzazioni criminali connesse osservano un popolo che si appresta ad andare a votare, un popolo che per certi versi ha perduto la dignità dei nostri padri costituenti. 

La speranza di un’inversione di rotta cammina sulle gambe di uomini e donne che non intendono arrendersi ad una politica connivente con la mafia. Che non intendono cedere ai richiami di chi vuole andare in Parlamento solo per “distruggere” creando così una strategia del caos tanto cara a chi vuole destabilizzare il nostro Paese. La rivoluzione civile di Antonio Ingroia si appresta quindi a varcare la soglia dei palazzi del potere. Le potenzialità per cambiare lo stato delle cose ci sono tutte e il coraggio non manca.
Uno degli obiettivi principali del suo programma è l’eliminazione della mafia, quali sono gli aspetti prioritari per realizzarlo e quali sono gli ostacoli più difficili da superare?

Servono innanzitutto misure urgenti. Occorre avere un programma che contenga provvedimenti a breve scadenza, a medio e lungo termine. Sappiamo bene che la mafia non si può eliminare da un giorno all’altro. Per eliminarla definitivamente bisogna progettare una strategia d’attacco. Gli ostacoli vengono soprattutto dalla politica e da tutta la classe dirigente che ha fatto una scelta di convivenza con la mafia. La politica antimafia italiana è sempre stata di convivenza, a prescindere dalle collocazioni politiche. Ci sono state formazioni politiche più indulgenti con la mafia e linee politiche più ferme, ma nessuna ha mai avuto come obiettivo quello di eliminarla. Siamo consapevoli che il contrasto principale è quello di superare questa impostazione secolare politico-culturale del ceto politico e della classe dirigente italiana.
Andiamo per ordine

Le mafie bisogna colpirle nella loro struttura militare, nel cuore finanziario e nei legami con la politica e con le istituzioni. Sul piano militare occorre innanzitutto restituire uomini, finanziamenti e forze agli organismi impegnati sul territorio, a partire dalla magistratura (che spesso ha operato e opera in situazioni di difficoltà con i tagli della giustizia ecc.) fino ad arrivare alle forze di polizia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a dei tagli progressivi incredibili che hanno colpito soprattutto la forza di polizia che era stata pensata da Giovanni Falcone come “braccio destro” della magistratura italiana e cioè la direzione investigativa antimafia. Oggi la Dia è la controfigura del modello pensato da Giovanni Falcone. Bisogna restituirle fondi, uomini e motivazione. Secondo la sua ispirazione primaria doveva essere la polizia d'eccellenza contro la mafia. Per quanto riguarda l’azione di contrasto al cuore finanziario della mafia riteniamo fondamentale il potenziamento della nostra proposta di legge Ingroia-La Torre (una prosecuzione della legge Rognoni-La Torre, ndr) con la quale ci prefiggiamo di confiscare i patrimoni non solo ai mafiosi e ai loro complici, ma anche ai corrotti e agli evasori fiscali. Attraverso meccanismi di semplificazione delle procedure che consentano di accorciare i tempi del processo e quelli tra l’inizio delle indagini, il sequestro, la confisca definitiva e il riutilizzo del bene a fini sociali. Questo ufficio di nuova istituzione dovrà essere dotato di uomini, mezzi, personale specializzato e strumenti per un’aggressione ancora più efficiente nei confronti dei patrimoni dei mafiosi. E soprattutto dovrà prevedere quello che oggi non viene contemplato in maniera chiara (al di là del fatto che la magistratura lo stia attuando pur senza il supporto adeguato) e cioè che possano essere sottoposti alla confisca non solo i beni appartenenti ai mafiosi, ma anche quelli appartenenti ai concorrenti esterni, ai complici della mafia, ai riciclatori e a tutti coloro che ruotano attorno a questa galassia, politici collusi con la mafia in primis. Allo stesso modo bisogna puntare al reato dell’autoriciclaggio e al testo unico antiriciclaggio.

Il nodo centrale è indubbiamente il rapporto mafia-politica
Per recidere i legami mafia-politica è fondamentale che venga punito anche lo scambio politico-elettorale nel quale il politico promette non solo denaro, ma anche altre utilità, così come recitava il testo originario della proposta di legge. In questo modo si potranno punire e contrastare gli accordi pre-elettorali politico-mafiosi lasciando la magistratura meno disarmata rispetto a quanto accade oggi nei confronti di certi patti politico-elettorali con la mafia. Quegli stessi accordi che tanti politici stanno stringendo in questo momento, soprattutto in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Noi proponiamo l’introduzione per legge dell’incandidabilità di chi è stato rinviato a giudizio (o che ha ricevuto un provvedimento di custodia cautelare) per reati gravissimi: da quelli di mafia a quelli contro la pubblica amministrazione come la corruzione.

A tal proposito lei ha dichiarato che per quanto riguarda i gravi indizi di tangenti si dovrà disporre prima il sequestro e poi la confisca qualora i patrimoni accertati siano spropositati rispetto al reddito dichiarato. Questa sua proposta ha sortito l’effetto di scatenare in rete alcuni commenti di cittadini preoccupati che tutto ciò possa portare ad una sorta di Stato di polizia, come replica a queste critiche?

La Corte Costituzionale si è già pronunciata diverse volte sulla questione dichiarando che la legge originale Rognoni-La Torre è perfettamente in linea con i principi costituzionali. Da parte nostra affermiamo che la stessa procedura e gli stessi standard probatori (che oggi si applicano nei confronti dei patrimoni di coloro i quali sono gravemente indiziati di appartenere all’associazione mafiosa) debbano essere applicati anche a coloro che sono gravemente indiziati di collusione con la mafia, gravemente indiziati di corruzione e gravemente indiziati di grande evasione fiscale. Non vedo perché i patrimoni dei mafiosi debbano essere sottoposti ad un trattamento più sfavorevole rispetto a quelli dei corrotti.
Sono stato in giro per il mondo ad esportare le idee italiane sul contrasto al crimine organizzato, ho lavorato in Guatemala per due mesi e sono stato in Messico tante volte, sono Paesi del mondo che hanno a che fare con un crimine organizzato altrettanto endemico come in Italia.  In tutti questi Paesi questa nostra proposta viene considerata un modello a cui ispirarsi, altro che Stato di polizia!

Lo scorso anno, da magistrato, ha detto di essere arrivato all’anticamera della verità, nella sua nuova veste politica lei ha ipotizzato la creazione di una commissione parlamentare sulle stragi del ’92 e del ’93, quanto può ambire a contribuire alla ricerca della verità su quel biennio stragista una simile commissione? E soprattutto come si può evitare che si ripetano gli epiloghi ingloriosi di diverse commissioni parlamentari?

La politica è colpevole e responsabile di troppi silenzi, troppe omissioni, troppe reticenze e di troppe resistenze sull’uscio della stanza della verità, sulle stagioni buie della storia del nostro Paese. Noi vogliamo una politica degna di questo nome che invece accompagni la magistratura nella stanza della verità e che la sostenga. Credo che vada innanzitutto preservata la totale autonomia indipendenza e libertà della magistratura. La magistratura deve essere aiutata con un sostegno politico, con buone leggi, senza mettere in piedi quelle infami campagne di stampa e di denigrazione contro la Procura di Palermo che troppo a lungo sono state imbastite proprio per ostacolare la ricerca della verità. Di fronte ai profili di responsabilità politica è la stessa politica a dover fare la sua parte. L’ultima commissione parlamentare antimafia che aveva destato qualche speranza è stata invece l’ennesima delusione. La relazione finale del presidente Pisanu si è conclusa con una sostanziale auto assoluzione da parte del ceto politico che si è eretto a giudice di se stesso affermando che non c’erano mandanti politici (nella trattativa Stato-mafia, ndr). Sarebbe davvero scandaloso e vergognoso se dovesse esserci una commissione di inchiesta sulle stragi e sulla trattativa Stato-mafia che dovesse ripetere una sceneggiata come quella della commissione antimafia di Pisanu. Credo che occorra una commissione d’inchiesta seria della quale ci facciamo promotori purché si vada fino in fondo. Nel momento in cui ci rendessimo conto che non c’è una effettiva volontà politica di andare fino in fondo saremmo i primi a dimetterci da questa commissione d’inchiesta.  

Per quanto riguarda gli scandali finanziari d’Oltretevere come è possibile invertire la tendenza di quella che lei stesso ha definito “la slealtà bancaria del Vaticano”?
Credo che la storia della finanza vaticana sia una storia spesso torbida ed oscura al centro di interessi ed intrecci che a volte sono stati veri e propri interessi criminali. Coraggiosa era stata la presa di posizione – troppo presto rientrata – di Papa Ratzinger che voleva dare una maggiore trasparenza e un allineamento della finanza vaticana rispetto agli standard internazionali. La questione è che la finanza vaticana non si ispira a questi criteri di trasparenza finanziaria. I poteri di controllo, a cominciare dal Governo, hanno sempre guardato “dall’altro lato” perché la politica italiana non è una politica libera dai poteri forti e certamente il Vaticano rappresenta un potere forte. Quando saremo in Parlamento lavoreremo affinché ci siano controlli più stringenti. Chiederemo al Vaticano di essere all’altezza di quanto dovrebbe essere un’istituzione ecclesiastica, sia pure impegnata in attività finanziarie, per essere un modello di etica. L’etica in finanza significa trasparenza. Persino ciò che lo Stato italiano dà alla Chiesa Cattolica attraverso l’8 per mille viene destinato dal Vaticano ai circuiti finanziari esteri non è all’insegna della lealtà nei confronti del sistema bancario italiano né tanto meno all’insegna della trasparenza finanziaria. E’ chiaro che nel momento in cui un flusso di provenienza lecita arriva all’estero ha ottime possibilità di mimetizzarsi con flussi di provenienza dubbia che potrebbero rientrare mascherati come quelli che erano legittimamente usciti dall’Italia perché provenienti dall’8 per mille. Così non va bene. Dobbiamo imporre una tracciabilità finanziaria su tutti i flussi finanziari, anche sulla finanza vaticana.

Recentemente lei ha parlato anche del rischio che l’Italia venga definitivamente divorata da tangentopoli.
L’Italia è purtroppo una tangentopoli a cielo aperto che ormai si è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale. La prima tangentopoli degli anni ’90 era organizzata attorno al sistema dei partiti, oggi invece ogni angolo del potere si alimenta con la corruzione. Siamo arrivati al punto che uno dei gruppi imprenditoriali più importanti della realtà economica italiana come Finmeccanica, così come ha scritto il gip di Busto Arsizio, finisce per improntare la sua “filosofia aziendale” al “dio tangente” e al “dio mazzetta”. Quando la tangente diventa “filosofia aziendale” è il momento in cui la corruzione diventa definitivamente sistema e questo non lo dico io (accusato dai miei avversari politici di essere un fanatico giustizialista), ma lo dice un magistrato certamente serio e competente che non suole mai usare toni alti come il presidente della Corte dei Conti che qualche giorno fa ha parlato della “corruzione sistemica” quale principale freno a livello economico. L’Italia è sull’orlo del baratro, di una crisi economico-finanziaria che è frutto di una crisi politico-istituzionale e, a sua volta, di una crisi etico-morale. La classe dirigente italiana ha fatto delle pratiche illegali la sua filosofia e la sua pratica quotidiana. Per contrastare tutto ciò occorrono leggi efficienti, occorre una terapia d’urto. Innanzitutto si deve introdurre una legge anticorruzione che sia all’altezza dell’emergenza corruzione. Certamente il ddl anticorruzione approvato dal Governo Monti non è all’altezza, anzi si tratta di una legge che ha peggiorato l’efficienza della legislazione in materia, ne portano la responsabilità Monti e i partiti Pdl e Pd che hanno sostenuto il suo Governo fino a qualche giorno fa. Terapia d’urto significa anche cacciare via questa classe dirigente responsabile dell’emergenza in cui si trova oggi l’Italia. Il nostro Paese è in coma anche se non è un coma irreversibile, ma per salvarlo bisognare cacciare via dalla stanza del potere questa classe dirigente.

Per quanto riguarda la politica estera come può incidere il programma di Rivoluzione Civile all’interno dello scacchiere internazionale?
Innanzitutto restituendo contenuto ed efficacia all’articolo 11 della Costituzione: l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei contrasti e non usa la guerra come strumento di politica internazionale. L’Italia deve tornare ad essere effettivamente, e non a parole, nazione di pace, e per dimostrarlo deve essere consequenziale: ritirare immediatamente le truppe impegnate in operazioni militari all’estero a cominciare da quelle che sono ora in Afghanistan; revocare la delibera di partecipazione all’intervento in Mali che viene presentata agli italiani – ingannandoli – come un’operazione di pubblica sicurezza e invece è un intervento militare a tutti gli effetti. Vanno cancellate le spese per i cacciabombardieri F35, una spesa inutile che grava sulle casse dello Stato, per altro per armamenti difettosi. Vanno tagliate in generale le spese militari. In Italia si stanno invece cancellando le spese allo stato sociale, nel campo della solidarietà, della scuola, dell’università, della sanità ecc. Si sono tagliati in modo vertiginoso le spese al comparto giustizia, al comparto sicurezza. E’ incomprensibile che invece rispetto alle spese militari si sia fatto esattamente il contrario in quanto negli ultimi anni la spesa militare è addirittura aumentata.  Vogliamo rovesciare questo rapporto per tornare a parlare di politica internazionale e che l’Italia abbia un nuovo protagonismo. Da un lato per la pace, dall’altro per la cooperazione internazionale in favore della soluzione dei problemi della Comunità internazionale, a cominciare dai settori nei quali l’Italia può dare molto anche in termine di esperienza come la lotta contro la criminalità organizzata che a tutti gli effetti è criminalità internazionale e transnazionale. A livello europeo noi siamo per un’Europa diametralmente diversa da quella che oggi detta legge. L’Europa di oggi è quella dei potentati finanziari ed economici, dell’alta finanza che detta le regole ai governi dei Paesi nazionali. Invece vogliamo un’Europa che sia secondo i principi ispiratori dei padri dell’Europa da Altiero Spinelli in poi, un’Europa dei popoli, dei diritti e della solidarietà. In questa nostra ambizione di rivoluzionari non vogliamo solo cambiare l’Italia, vogliamo cambiare anche l’Europa.

Spesso si dice che ogni popolo ha il governo che si merita, perché secondo lei il popolo italiano permette ciclicamente a politicanti come Berlusconi di ipotecare il loro futuro?
E’ accaduto per due ragioni principali: in primo luogo perché uomini come Berlusconi hanno tenuto saldamente nelle mani alcuni poteri che potevano facilmente influenzare l’intera opinione pubblica, a cominciare dal monopolio dell’informazione; in secondo luogo per l’incapacità dell’opposizione di riuscire a portare avanti una proposta politica unitaria e davvero alternativa a quella di Berlusconi. I governi di centrosinistra non sono mai stati capaci di annullare definitivamente quello che Berlusconi aveva costruito. Non sono mai stati capaci di fare una legge sul conflitto di interessi, non sono mai stati capaci di fare una legislazione antimafia che colpisse al cuore il potere delle mafie, non sono mai stati capaci di fare una legislazione anti casta e anti corruzione. La verità è che sono due facce della stessa medaglia, espressione della stessa classe dirigente che va cacciata via.

Foto © Matteo Gozzi
ARTICOLI CORRELATI
Il programma di Governo Antimafia di Antonio Ingroia
Rivoluzione Civile: www.rivoluzionecivile.it
 fonte:

Equitalia: abusi di potere, ricatti, estorsioni. Era prevedibile

A Roma, dipendenti Equitalia chiedevano mazzette per cancellare i debiti. Che poi non venivano cancellati.di Debora Billi - Crisis

Era prevedibile, più che prevedibile. Affidate a impiegati qualsiasi la gestione di cifre consistenti, concedete loro il potere discrezionale di aumentarle o cancellarle, eliminate qualunque controllo, e le mele marce salteranno fuori dal cesto per brindare a champagne.  E' quello che sta succedendo ad Equitalia. Ne avevamo parlato già qualche mese  fa: a Torino, una società immobiliare aveva avviato un lucroso business con la complicità di funzionari Equitalia, mandando all'asta solo le case più ghiotte; in Puglia, altri mascalzoni si presentavano a casa dei contribuenti con cartelle false per estorcere denaro.
Ma in quel post avevamo anticipato anche la notizia di due giorni fa, che racconta di una rete estesa a Lazio e Umbria: dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate sistematicamente estorcevano denaro in cambio della cancellazione del debito verso l'agenzia. Versando 4000 euro di mazzetta veniva cancellato un debito da 20 mila. Peccato che però, alla fine, anche la cancellazione era una presa in giro fasulla.
Mentre scrivo, sento al TG di La7 che l'evasione fiscale delle grandi multinazionali ammonterebbe nella sola Italia a ben 15 miliardi di euro. Una cifra astronomica. Quante sono tali multinazionali? Dieci, cento mille? Sempre comunque pochissime, molte meno che idraulici e barbieri, quelli che ci si affanna ad inseguire e che hanno evaso poche migliaia di euro.
Ma ovviamente si preferisce perseguitare questi ultimi, non solo pretendendo cifre astronomiche anche rispetto ad eventuali evasioni, ma consegnando alla fine milioni di poveracci nelle mani delle suddette mele marce. Esattori, gabellieri, prepotenti e mascalzoni che contribuiranno ancora di più a vessare il popolino seminando il terrore e la disperazione. I gabellieri coi superpoteri si comportano così, è perfettamente prevedibile. Prima o poi qualcuno chiederà lo ius primae noctis a vostra figlia dodicenne, per non pignorarvi la casa.
Chissà, forse anche Equitalia rientra nel disegno per farci impazzire tutti. 

LINK UTILI

 Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2013/02/equitalia-abusi-di-potere-ricatti-estorsioni-era-prevedibile.html.

venerdì 8 febbraio 2013

Quanto costano le pensioni dei parlamentari

Quanto costano agli italiani le pensioni dei parlamentari? Facciamo il punto in questa infografica di Yahoo! e Linkiesta:
 fonte:

No F35: alziamo la voce contro le spese militari (Firma la petizione di Rivoluzione Civile)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le politiche di Berlusconi e Monti hanno caricato la crisi sulle spalle delle fasce più deboli, senza torcere un capello ai poteri forti, come la lobby delle armi. Scandaloso l’esempio dell’acquisto dei cacciabombardieri F35, per il quale il governo si è impegnato a sborsare circa 13 miliardi di euro. Si tratta di uno spreco di denaro pubblico e di un’offesa al principio costituzionale secondo cui l’Italia ripudia la guerra.
In prossimità della campagna elettorale sono sbucati come funghi i pentiti dell’ultima ora che, per accaparrarsi un voto, hanno gridato al taglio del numero degli F35, pur avendone votato l’acquisto in Parlamento. Le forze che compongono Rivoluzione Civile chiedono da tempo al governo di cancellare questo spreco che vale pressappoco quanto tutti i tagli della Riforma Fornero. Non è pensabile chiedere sacrifici agli italiani mentre sopravvivono voci di spesa discutibili e inutili come quella dei cacciabombardieri F35.
Rivoluzione Civile vuole destinare i miliardi stanziati per l’acquisto degli F35 per migliorare le politiche di assistenza per i più deboli e i portatori di handicap. Per la difesa del diritto al lavoro, per avviare politiche di crescita in grado di dare ai giovani un futuro. Per il rilancio delle Pmi, per la tutela dell’ambiente e della salute, per l’istruzione e cultura. Per l’Italia. Facciamo sentire la forza delle nostre ragioni firmando questo appello.
Antonio Ingroia