Programma di Alternativa-Politica

lunedì 18 marzo 2013

Gli impenditori bussano agli sportelli della Caritas: «Per noi l'ultima spiaggia»

Al Centro d'ascolto non più solo stranieri: i maggiori accessi
da friulani disagiati anche artigiani e manager senza lavoro

 

di Pier Paolo Simonato
PORDENONE - I primi piccoli imprenditori rovinati dalla crisi, essenzialmente provenienti dal settore artigianale, hanno bussato negli ultimi 12 mesi alla porta del Centro d’ascolto della Caritas di Pordenone. Tra loro c'è anche un ex manager, con un passato importante e un futuro nebuloso.

Un tempo arrivavano soltanto gli stranieri, ma da due anni a questa parte le cose sono cambiate. Pur registrando ancora una larga maggioranza di immigrati (76% di 51 diversi Paesi), nel 2012 i pordenonesi sono diventati i più rappresentati: 175 (+29 rispetto al 2011). Li seguono nell’ordine ghanesi (95), marocchini (65), romeni (65) e albanesi (51). I dati sono emersi ieri, nell’auditorium della Curia, alla relazione annuale della struttura di solidarietà diocesana.

Le persone incontrate sono state 742 (+13%), quelle aiutate duemila. La massiccia presenza di italiani segnala che la situazione economica del territorio si va deteriorando sempre più. La responsabile del servizio, Adriana Segato, è stata chiara: «Sono soggetti multiproblematici, che evidenziano solitudine e complesse situazioni di difficoltà. Vengono da noi soltanto quando si sentono ormai all’ultima spiaggia». L’orgoglio cede se i bisogni diventano troppi e troppo estesi. Nel 59% dei casi sono uomini. E gli altri? «Spesso individuiamo eventi traumatici all’origine dei percorsi di povertà: perdita del lavoro, separazioni, malattia, lutti. Scopriamo nuclei familiari la cui rete parentale è inesistente».

Le femmine? Soprattutto straniere, nel 52% delle circostanze sole o con figli a carico. «Abbiamo attivato un percorso particolare di aiuto, di concerto con l’Area donne della Caritas - aggiunge Segato -. In questo modo sono stati predisposti percorsi d’accoglienza ancor più mirati, supportati dalla professionalità maturata negli anni dagli operatori». Sulla necessità di fare rete hanno dibattuto il direttore don Davide Corba, l’assessore Vincenzo Romor, il vicepresidente provinciale Eligio Grizzo, Gianpaola Modolo della Prefettura e il vescovo Giuseppe Pellegrini. «Non fermiamoci alla freddezza dei numeri - esorta il presule -. Qui parliamo di persone e famiglie: dobbiamo camminare con loro, offrendo degne soluzioni».

Un applauso è andato ai volontari. Le criticità maggiori si segnalano nella fascia d’età compresa tra i 31 e i 45 anni, soprattutto tra gli immigrati. Dopo un periodo relativamente sereno (2002-2008), ora la crisi economica morde anche le seconde generazioni di africani e romeni. Il totale delle spese annuali si attesta a quota 66mila 428 euro, 3mila 433 dei quali investiti nelle borse della spesa. Le risorse arrivano dal salvadanaio diocesano dell’8 per mille (52mila euro) e dalle offerte dei privati. Purtroppo non bastano mai: il ri-nascente fondo straordinario di solidarietà darebbe una grossa mano.

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