Programma di Alternativa-Politica

domenica 29 dicembre 2013

Reddito garantito: 1300 euro in Danimarca, 460 in Francia. In Italia giacciono in Parlamento proposte di legge mai discusse

L’ultima ad entrare nel club è stata l’Ungheria, nel 2009. Tutti gli altri paesi dell’Europa a 28 (tranne Italia e Grecia) hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa, così come l’Europa chiede fin dal 1992. Strumento pensato per alleviare la condizione di insicurezza di chi vive al di sotto della soglia di povertà, in caso di perdita del lavoro il reddito minimo scatta quando è scaduta l’indennità di disoccupazione (che in Italia è l’ultima tutela disponibile) e il disoccupato non ha ancora trovato un nuovo impiego. Ma nell’Ue ne beneficia anche chi non riesce a riemergere dallo stato di bisogno nonostante abbia un lavoro. Negli ultimi anni la tendenza generalizzata, secondo il rapporto The role of minimum income for social inclusion in the European Union 2007-2010 stilato dal Direttorato generale per le politiche interne del Parlamento Ue, è stata quella di razionalizzare i vari sistemi, cercando di legare più che in passato il sostegno a misure per rafforzare il mercato del lavoro in modo da creare occupazione e ridurre il numero dei beneficiari. Ma il reddito minimo continua ad assolvere alla sua funzione: quella di ultimo baluardo garantito dagli Stati contro l’indigenza.     CONTINUA

FONTE:

giovedì 12 dicembre 2013

GIULIETTO CHIESA

Piccolo manuale per l’attivista “alternativo” di base.


1) Non dimentichiamo che tutti noi siamo figli della società in cui viviamo. Che, come sappiamo, ha bisogno di riparazioni sostanziali. Anche ciascuno di noi ha bisogno di riparazioni.

2) Tutti faranno qualche errore. Comprendere gli errori degli altri significa attrezzarsi per vedere i propri.

3) La gerarchia delle conoscenze dev’essere riconosciuta, apprezzata e utilizzata.

4) Nella fase in cui si discute, la gerarchia delle conoscenze deve essere sempre tenuta presente.

5) Nella fase delle decisioni non c’è alcuna gerarchia, e il diritto di ognuno a scegliere è identico a quello di ogni altro.

6) Quasi nessuno di quelli che arrivano ad Alternativa ha esperienza di organizzazione. L’organizzazione si impara, e poi la si insegna, non è un dato di partenza ma di arrivo.

7) Quando una riunione a qualsiasi livello si conclude senza che ciascuno dei suoi partecipanti abbia ricevuto un incarico specifico, si può essere sicuri che è stato fatto almeno un errore. Tutti devono avere qualche cosa da fare.

L’attività di proselitismo è attività politica primaria. Essere membro di Alternativa e non fare nessuna azione di proselitismo è una contraddizione in termini.

9) Ci sono molti modi per fare azione di proselitismo. Si richiede, per questo, inventiva e fantasia.

10) Ogni modo di agire richiede una fase di preparazione e una fase di esecuzione. Entrambe vanno studiate con attenzione.

11) Non tutti sanno (o possono) fare tutto. Ognuno deve mettere l’asticella alla propria altezza. Troppo in alto è sbagliato, ma anche troppo in basso è sbagliato.

12) Tutti possono fare qualche cosa. Se uno o una si accorgono di non stare facendo niente per Alternativa, allora c’è un problema.

13) Non esistono attività di proselitismo di qualità inferiore o superiore. Raccogliere le olive e vendere l’olio per finanziare Alternativa non è meno importante che scrivere un articolo per Megachip.

14) L’attività di finanziamento dell’organizzazione non è qualche cosa di extra, cui si pone attenzione dopo avere discusso di politica. Senza soldi non esiste organizzazione. Senza soldi non esiste politica. Senza soldi si chiacchiera e basta. Se non si distribuiscono compiti che conducono alla raccolta di fondi vuol dire che è in corso un errore operativo e politico.

15) L’attività di finanziamento non è prerogativa o incombenza di qualcuno: è compito di tutti.

16) L’attività di finanziamento è attività politica primaria. E’ il momento in cui si esce all’esterno e si va in cerca di interlocutori .

17) Raccogliere denaro non è fare la questua: è uno scambio. Noi regaliamo idee e proposte e chiediamo, in cambio, di essere sostenuti e aiutati.

18) Il contatto con l’esterno, con persone “altre”, richiede molta cura. Preliminarmente occorre sapere che, di regola, gli altri che incontriamo non sanno cos’è un’organizzazione. Spesso ne hanno timore.

19) In un’organizzazione di volontari la presenza di una persona che dirige il gruppo è decisiva. Se non c‘è una responsabilità, dopo un tempo più o meno lungo, l’attività finisce nel nulla.

20) In un’organizzazione di volontari la continuità dell’azione non è un dato acquisito. Deve essere verificata quotidianamente. C’è sempre qualcuno che si dimentica, che non può, che se ne va senza passare le consegne.

21) Un alternativo deve sapere di essere diverso dalle persone cui si rivolge. Questa diversità lo contraddistingue.

22) Il messaggio alternativo è un messaggio difficile. Se si pensa che sia facile non lo si può comunicare. Oppure se si ha paura della difficoltà, semplicemente non lo si comunica.

23) Il lavoro di gruppo può funzionare soltanto se i suoi membri coltivano il rispetto reciproco e la tolleranza.

24) Chi entra in un gruppo pretendendo che sia il gruppo a capire lui, o lei, finirà per distruggere il gruppo.

25) Un gruppo diventa forte e coeso se ha un patrimonio comune di conoscenze. Dunque una delle cose più importanti è studiare e leggere insieme.

Giulietto Chiesa
Presidente di ALTERNATIVA

mercoledì 11 dicembre 2013

Uscire al più presto dall’illegalità

 
La sentenza della Corte Costituzionale ha di fatto cancellato gli ultimi sette anni e mezzo di vita politica italiana. Inclusa la doppia elezione di Napolitano. La legge elettorale attuale è dichiarata incostituzionale: ha permesso l’elezione di un parlamento di nominati. Il premio di maggioranza è incostituzionale anch’esso. Il Presidente della Repubblica intende, ancora una volta, imporre al paese una propria interpretazione di questa gravissima crisi. Le sue dichiarazioni indicano che egli vorrebbe affidare a questo “parlamento del porcellum” il compito di modificare la Carta Costituzionale. A un parlamento delegittimato non possono essere affidati poteri di questo genere.  Il presidente Napolitano intende legittimare se stesso e il proprio operato attraverso un parlamento che ha perduto la sua dignità rappresentativa. Questo parlamento può fare una sola cosa: ratificare la decisione della Consulta e modificare la legge elettorale inserendo le preferenze. E cancellando il premio di maggioranza. Poi si torni al voto, con il proporzionale, come dice la Consulta. Solo il nuovo parlamento, legittimato finalmente dopo anni di sospensione della democrazia, potrà legiferare con pieni poteri. Il presidente Napolitano deve prenderne atto, magari dimettendosi, per avere contribuito a un tale sfascio e  per avere di fatto dettato la creazione del disastroso tentativo delle larghe intese. Questo è l’unico modo per ripristinare lo stato di diritto in Italia. Le manifestazioni di protesta che si estendono nel paese  dicono che la rabbia e l’indignazione stanno superando i limiti di guardia. Occorre che i poteri ascoltino con umiltà la voce del paese. Solo un parlamento legittimo può farlo. Chiediamo agli italiani di unirsi per cambiare l’Italia e per contribuire al cambiamento dell’Europa.
Paolo Cacciari – Italo Campagnoli – Giulietto Chiesa – Antonio Ingroia – Edoardo Nannetti  - Maurizio Pallante
fonte:ALTERNATIVApolitica












sabato 7 dicembre 2013

Presidio alla Prefettura: subito il “bomb jammer” per Di Matteo!

di Lorenzo Baldo - 6 dicembre 2013 - FOTOGALLERY
Alla manifestazione indetta dalle Agende Rosse anche l’on. Giulia Sarti della Commissione antimafia
Palermo. Il primo a non accettare di essere stato preso in giro è Salvatore Borsellino. Non gli va giù che tre giorni fa il vicepremier, Angelino Alfano, in occasione della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, abbia recitato la parte del “difensore” dei magistrati minacciati. Quel giorno, prima in un incontro riservato con il fratello di Paolo Borsellino, e poi durante la conferenza stampa, il ministro dell’Interno aveva dichiarato di “aver reso disponibile il bomb jammer” per l’auto di Nino Di Matteo. Il ministro, però, si era scordato di dire un particolare importante e cioè che l’utilizzo di questo speciale congegno, che disattiva gli impulsi dei telecomandi per eventuali congegni esplosivi, era subordinato alla realizzazione di specifici test sulla sua dannosità per la salute dell’uomo la cui tempistica non è nota.
segue:ANTIMAFIADUEMILA

“Corleone non dimentica”, nuove minacce di Riina al pm Di Matteo

di Aaron Pettinari - 5 dicembre 2013
Nuovi “strali” e venti di minaccia arrivano dal carcere “Opera” di Milano. Ancora una volta è il boss corleonese Salvatore Riina ad emettere “sentenze di morte” nei confronti del sostituto procuratore di Palermo, Antonino Di Matteo, membro del pool che si sta occupando del processo sulla trattativa Stato-mafia. La notizia era emersa già nei giorni scorsi durante il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che si è tenuto a Palermo, presieduto dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. Oggi però se ne apprendono i contenuti. Il capomafia è stato ancora una volta intercettato mentre parlava con un boss della Sacra corona unita. Le microspie hanno registrato le seguenti parole, lo scorso 14 novembre, ovvero il giorno dopo che era stata pubblicata la notizia di altre sue esternazioni di minaccia nei confronti del magistrato e in cui si manifestava la possibilità di un trasferimento del pm, per motivi di sicurezza, in una località segreta. “Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica” ha detto il “Capo dei capi” durante l'ora d'aria. E al mafioso pugliese che gli chiedeva come avrebbe fatto ad eliminarlo se l'avessero portato in una località riservata, Riina avrebbe risposto: “Tanto sempre al processo deve venire”. segue: ANTIMAFIADUEMILA
 

martedì 3 dicembre 2013

Grand Theft Auto V: perché una campagna contro

A Natale, genitori zombi lo regaleranno ai figli, affinché lo diventino anche loro. Serve boicottarlo e smetterla di "divertirsi da morire" [Giulietto Chiesa]



di Giulietto Chiesa.

È uscito un film molto speciale, che dura quanto vuole chi l'ha comprato. Nel quale gli attori li muove lo spettatore, che diventa quindi protagonista. Guarda un po' che progressi verso la "partecipazione" e la rottura dello schema della tv, così "autoritario" e unidirezionale. Evviva! 
 
In verità, per diradare l'entusiasmo si dovrà dire subito che lo spettatore/attore di questo film è protagonista solo in un certo senso, molto speciale. La sceneggiatura è infatti già scritta o, per meglio dire, disegnata. E chi guarda e pigia i bottoni della PlayStation può certamente influire sugli eventi, ma è come se si muovesse sui binari tracciati da qualcun altro.

Diciamo, prima di tutto, quanto è costato farlo, questo film, perché i numeri sono quelli che contano. Soprattutto per chi lo ha ideato e prodotto. È costato più di ogni altro film mai realizzato nella storia del cinema, salvo uno di Walt Disney, cioè 266 milioni di dollari. Non si sa quanta gente ci ha lavorato, ma sono alcune migliaia di persone, ciascuna delle quali - come tra poco vedremo - ha dato il suo contributo a una operazione culturale devastante per il tenore intellettuale e morale di chi vive, e vivrà, su questo pianeta. Contributo molto differenziato, a seconda del posto che costoro hanno occupato nella produzione. Più o meno come hanno fatto e fanno i produttori di armi, per esempio di cacciabombardieri F-35. Perché, come vedremo tra poco, anche questo film è un'arma. E non (solo) un'arma di "distrazione di massa", ma di vera e propria distruzione di massa. Solo che in questo caso la distruzione è intellettuale e morale, e riguarda coloro che lo comprano e se ne servono. È come se qualcuno andasse in un negozio e si comprasse una bomba a esplosione ritardata, e poi se la mettesse addosso per farsene maciullare. Ricordate quell'altro film, di Woody Allen?        vedi tutto:megachips