Il prof. Nino Galloni sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia
di Alessandro Bianchi
Nino Galloni. Economista. Ha insegnato all'Università Cattolica di Milano, all'Università di Modena ed alla Luiss. Dal 2010 è membro effettivo del collegio dei sindaci all'INPS. Autore di Chi ha tradito l'economia italiana? e Prendi i tuoi soldi e... scappa? La fine della globalizzazione.
- Ancora in discussione in Aula in queste ore il decreto che intende imporre una rivalutazione delle quote di Bankitalia, ferme ai 156 mila euro di valore del 1936. Il capitale - se il decreto legge stilato da Saccomanni il 26 novembre scorso dovesse essere convertito entro stasera - passerà a 7,5 miliardi di euro di riserve della Banca centrale e agli azionisti, principalmente banche private, sarà garantito un dividendo del 6%, quindi fino a 450 milioni di euro di profitti l'anno. Infine, le quote della Banca di Italia potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari. Si tratta dell'ennesimo regalo, ormai neanche così tanto mascherato, alle banche o c'è qualcos'altro di più dietro questa iniziativa del governo Letta?
La questione è sicuramente più complessa del regalo alle banche su cui
si sofferma gran parte del dibattito oggi. Non è quella la reale posta
in gioco e sono altri due i punti chiavi che devono essere compresi.
Primo. Si vuole evitare che, anche in caso di uscita
dall'Italia dall'euro, il Paese possa tornare ad esercitare in futuro la
piena sovranità monetaria con una Banca nazionale attiva.
Mentre oggi con un capitale di 156 mila euro sarebbe piuttosto agevole
rendere nuovamente pubblica la Banca Centrale e salvare anche le nostre
lire, con il decreto deciso dal governo Letta diventa praticamente
impossibile. Per ripristinare la sovranità monetaria, nel caso
dell'Eurexit e nel caso che dovesse passare questo decreto, l'unica
soluzione sarebbe creare una nuova Banca d'Italia. Operazione
chiaramente molto complessa. Comunque, la vicenda è un segnale di forte
debolezza da parte di chi oggi combatte per sostenere l'euro.
Secondo punto. A parte i regali a questa o quella entità
bancaria, vi è una questione molto più delicata e riguarda il Monte dei
Paschi di Siena. Il suo presidente Alessandro Profumo
ha dichiarato recentemente che se non si fa la ricapitalizzazione
subito di Mps salta tutto il sistema bancario italiano. Traduzione: se
non si fa la ricapitalizzazione e Mps diventa pubblica comprerà il
denaro dalla Bce allo 0,25%, lo rivenderà allo Stato allo 0,30% e,
quindi, quella differenziale di guadagno che oggi hanno le banche dai
tassi d'interesse sui titoli di Stato e lo 0,25% non lo ricaveranno più.
Sono questi i due aspetti più importanti della questione che devono
essere compresi per avere piena consapevolezza della posta in gioco.
- Con questo decreto si vuole quindi assicurare che, qualunque sia
lo scenario politico che si produrrà a seguito dell'immane crisi
economica in atto, lo stato non possa comunque riappropriarsi della sua
sovranità monetaria?
Si lo ribadisco è il primo punto. La vera battaglia in corso
non è solo tra pro-euro o anti-euro, ma che scenario abbiamo in mente in
caso di uscita dalla moneta unica. Lo si farà ripristinando la
sovranità monetaria e degli Stati o rimanendo schiavi con monete
diverse dall'euro? Questo decreto sulla Banca d'Italia è il segnale di
cosa? Il fronte anti euro non è oggi una realtà omogenea e si divide tra
coloro che vogliono uscire dall'euro a qualunque costo e quelli che
vogliono farlo ripristinando la sovranità monetaria. E l'obiettivo,
oggi, è tagliare la strada a questi ultimi ed evitare che il giorno dopo
che salta l'euro, magari nei modi più imprevedibili, lo Stato possa
tornare ad esercitare la piena sovranità monetaria. Certamente lo
scenario che si creerebbe in questo modo sarebbe di grande confusione
con conseguenze che non si possono oggi prevedere, ma gravi.
- Qual è un modello sano di governance di Banca centrale da prendere a modello?
Lo è sicuramente quello dell'Inghilterra, dell'Australia o degli Stati
Uniti d'America, se poi i dollari non li stampassero per questioni
discutibili. In generale, quello che vedo è che solo la vecchia Europa
abbia deciso di abdicare alla propria sovranità monetaria. Non è da
tutti avere rinunciato ad una funzione così essenziale. In futuro, la Banca d'Italia, dovrà essere autonoma ma non indipendente.
- Anche se i media tradizionali hanno praticamente deciso di non
occuparsi della questione, l'opinione pubblica si è mobilizzata sulla
vicenda della ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia ed in aula
alcuni gruppi parlamentari, soprattutto il Movimento cinque stelle, si
sono resi protagonisti di una dura azione di ostruzionismo sulla
conversione del decreto. Ritiene che ci siano possibilità concrete che
alla fine il governo possa fare un passo indietro?
Me lo auguro. Sicuramente ci si è mossi in ritardo, ma ora che è stata raggiunta una piena consapevolezza è importante proseguire in questa azione.
Soprattutto per il Movimento cinque stelle sarebbe una vittoria
mediatica importante, di risposta a tutti coloro che l'accusano di
muoversi solo su questioni secondarie. Questa è una vicenda di
fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese.
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