di Giorgio Bongiovanni - 14 febbraio 2014
Il
giorno 25 agosto 2012 Matteo Renzi, intervistato dal Fatto quotidiano,
alla domanda “Lei cosa ne pensa dell'eventuale costituzione civile da
parte del Governo sulla trattativa Stato-mafia?” il sindaco di Firenze
rispondeva: “Rivolgetevi all’ufficio stampa: sono allo stadio, sto
guardando la partita, c’è la Fiorentina”. Immediata l’amara reazione di
Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i familiari
delle vittime della strage di via dei Georgofili: “Non abbiamo mai avuto
dubbi che per il primo cittadino di Firenze fosse più importante la
Fiorentina, senza nulla togliere alla squadra viola, piuttosto che la
strage di via dei Georgofili” esprimendo l’indignazione di tutti i
familiari delle vittime “davanti al suo comportamento, perché la strage
di via dei Georgofili c’è stata, che gli piaccia o no, anche se lui era
troppo giovane per capire la gravità della cosa e diventando Sindaco di
Firenze non si è dato di certo la pena di ragionare sulla trattativa
Stato-mafia, che ha causato i nostri morti e i nostri feriti invalidi”.
Il
nuovo leader del Pd, che evidentemente nutre scarso interesse per il
problema della mafia e per il sostegno alle sue vittime, sarà
probabilmente il nostro futuro Presidente del Consiglio. Con 136 voti
favorevoli alla formazione di un nuovo governo, 16 contrari e 2 astenuti
(in termini calcistici equivarrebbe ad un 4-0) il presidente Letta è
stato clamorosamente battuto da Renzi alla direzione nazionale del
Partito democratico.
Matteo Renzi, già sindaco di Firenze, se prenderà possesso della
presidenza del consiglio troverà all’opposizione (o forse come alleato)
Silvio Berlusconi, condannato definitivamente per gravissimi reati
stabiliti dalla sentenza Mediaset, e un Presidente della Repubblica che
riceve pregiudicati come l’ex cavaliere invece di metterli alla porta
(oltre a prestare ascolto agli appelli dell’ex ministro Nicola Mancino,
indagato per falsa testimonianza al processo per la trattativa
Stato-mafia). Ora, perchè un Presidente della Repubblica riceve un
pregiudicato? E perché il leader del Partito democratico si incontra con
lo stesso? Senza contare il fatto che il nome di Silvio Berlusconi
figurava nella lista degli indagati per mafia, nonostante non siano mai
state raccolte prove sufficienti per confermare sul piano giudiziario i
suoi legami con Cosa nostra (le due archiviazioni nell'ambito delle
indagini sui mandanti esterni nelle stragi del '92 e '93).
Ancora,
perché nel programma che Renzi presentò alle primarie del Pd la mafia è
relegata ad uno degli ultimi posti, negandole l’urgenza e l’attenzione
che invece meriterebbe? Non risulta, infatti, che il sindaco di Firenze
abbia speso una sola parola, ad esempio, a sostegno del pm Nino di
Matteo e degli altri magistrati di Palermo destinatari di ordini di
morte che si occupano della trattativa Stato-mafia, o del pm Domenico
Gozzo, che a Caltanissetta segue il processo sulla strage di via
D’Amelio ed ha recentemente ricevuto inquietanti minacce. Così
commentava la signora Chelli, a seguito della vittoria di Renzi alle
primarie del Pd: “Nel suo primo discorso da segretario del Partito
Democratico, Renzi ha citato il genocidio del Ruanda e il massacro di
Srebrenica, le stragi di Lampedusa, della Terra dei fuochi e dell’Ilva
di Taranto, la caduta del muro di Berlino”. “Ma il Sindaco di Firenze –
proseguiva – parlando di questi vent’anni, non ha citato né Cosa Nostra
che, ancora oggi, minaccia pericolosamente tutti noi, né la strage di
via dei Georgofili”. “A noi la vittoria di Renzi ha solo fatto
ampiamente ricordare la sua andata ad Arcore e la sua pessima abitudine
di rievocare la strage di Via dei Georgofili solo e soltanto alle 1.04
degli anniversari, anniversari che ha sempre cercato di fare ‘suoi’, ma
che non lo sono affatto. Anniversari che ha, oltretutto, caricato
puntualmente di un’assoluta e logora retorica che, ogni anno, ci ha
fatto stare veramente male, e sempre lo farà”.
Abbiamo un futuro
Presidente del Consiglio che – fatta eccezione per poche sporadiche
dichiarazioni – non ha mai affrontato seriamente la questione della
lotta alla mafia. Non è dato sapere, stando al suo programma, se il
leader del Pd voglia inasprire le attuali leggi antimafia e quelle
carcerarie come il 41bis, se intenda creare (finalmente) una commissione
parlamentare che indaghi sulle stragi del ’92 e ’93, stabilire delle
riforme che snelliscano i tempi dei processi ed agevolare il coraggioso
lavoro dei magistrati impegnati in prima linea nel contrasto alle
criminalità organizzate, o fare un giro di vite sul reato di voto di
scambio (il Senato ha approvato l'aumento della pena da 7 a 12 anni
invece che da 4 a 10, che la Camera dovrà approvare a sua volta). In
sostanza, potremmo trovarci con un Presidente del Consiglio nuovo ma
uguale, o peggiore, degli altri. Nella malaugurata ipotesi che si
concretizzi la sua nomina a premier, chiediamo a Matteo Renzi di dare
una svolta alla sua linea politica, e conferire così alla lotta alla
mafia – di fronte all’escalation di minacce nei confronti dei magistrati
e alla celebrazione a Palermo del processo che potrebbe svelare gli
oscuri legami tra Stato e mafia – la giusta attenzione che le spetta.
Renzi dovrebbe avere il coraggio di mettere al primo posto dell'agenda
di governo la lotta alla mafia e alla corruzione. Diversamente mostrerà
il suo vero volto, quello del vecchio lupo, nefasto, vestito con il
mantello dell'agnello, agli ordini del potere di quelle menti
raffinatissime di oggi che servono il Principe di sempre.
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